Il veliero della Speranza - Cammino di Quaresima 2021
Salpiamo con Gesù
Iniziamo il cammino quaresimale che come comunità, insieme ai bambini e ai ragazzi del catechismo, vogliamo intraprendere per non arrivare impreparati alla Santa Pasqua.
Il cammino di quest'anno invita noi cristiani ad imbarcarci sul VELIERO DELLA SPERANZA e a prendere il largo, ad USCIRE per portare a tutti il messaggio di speranza che è Gesù Risorto.
Compagno della nostra traversata sarà Gesù stesso che ci indicherà come affrontare questo viaggio perché possiamo essere noi stessi uomini e donne di speranza che intravedono la mèta nello sguardo pieno d'amore del Capitano.
Ogni domenica un simbolo ci indicherà l'atteggiamento da adottare e un suggerimento per essere messaggeri di speranza.
Mons. Giuseppe Maggi Vescovo Missionario
Premessa
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“A tutti i Missionari,
che dalla bufera comunista
furono strappati
dal loro gregge
ed espulsi
dalla Cina,
loro patria d’adozione”
A te che leggi
Sai tu che Brembo di Dalmine è una parrocchia mariana?
Tu dirai: Beh, forse che non c’è tutta la Chiesa a venerare la Madre del nostro Salvatore Gesù ? – È vero, ma Brembo di Dalmine ha rapporti speciali con la Madonna.
Agli inizi di maggio 1948, la gente fece con Lei un patto : ” Noi santificheremo il tuo bel mese e Tu preserverai dalla grandine i nostri campi!” E la Vergine (si capisce!) si fece onore.
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Madonna Pellegrina
Intanto la Madonna Pellegrina, percorrendo la diocesi di Bergamo, visitava tutte le parrocchie e la frazione di Brembo non lo era ancora! Eppure anch’essa ottenne di accoglierla devotamente in una Chiesina. Anzi a Pasqua del 1950, il venerato simulacro dal Duomo di Bergamo fu portato trionfalmente a Brembo. Il parroco aveva detto al vescovo: “La Madonna non si pentirà d’essere rimasta con noi!”
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La chiesa
E subito si iniziò la costruzione della Chiesa Parrocchiale, che nel 1955 fu consacrata e dedicata al Cuore immacolato di Maria. Nel 1975 la statua fu incoronata. “Le abbiamo posto in capo la corona d’oro, fusa coi vostri anelli e gioielli, simbolo del vostro amore per lei e della fraternità di tutti i parrocchiani! Così il Parroco, felice di vedere realizzato l’auspicio del Vescovo Bernareggi: “Sono contento di lasciare a voi la Madonna Pellegrina, nella certezza che voi la onorerete e invocherete sempre con devozione filiale. E la nostra Mamma celeste estenderà la sua materna protezione su tutta la vostra parrocchia!”
Questa è, dunque, veramente mariana.
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Parrocchia missionaria
È anche una parrocchia missionaria! Veramente è missionaria tutta la Chiesa, perché esiste solo per diffondere in tutto il mondo la luce del vangelo e offrire a tutti gli uomini la grazia della Redenzione.
Ma Brembo è patria del Vescovo Missionario di cui queste pagine ricordano le virtù e le opere. Da 14 anni la sua salma riposava nel cimitero dei Missionari del P.I.M.E. presso Villa Grugana, in Brianza. E i fedeli di Brembo ogni anno vi si recavano, pellegrini, a pregare. D’ora innanzi l’avranno sempre vicina a tener vivo lo spirito missionario nei loro cuori.
Una parrocchia veramente Mariana è necessariamente Missionaria!
Viva Gesù in tutti i cuori ! È l’anelito della Vergine; è anche il grido dei missionari! Solo dov’è Lui a vivere, regnare e trionfare si trova quella salvezza per la quale Egli, in un eccesso d’Amore infinito, ha versato il suo Sangue Divino
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Vita di Mons. Giuseppe Maggi
di P. Antonio Lozza P.I.M.E.
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Eccomi!
Dalmine: le campagne di Sforzatica
Prima che a sette chilometri sud-ovest di Bergamo sorgesse il grande complesso siderurgico di Dalmine, quello che una volta si chiamava “Campagne di Sforzatica”, non era che un terreno sassoso, scarso di rendita per i poveri contadini che, dopo aver aspramente sudato nei campi per dieci mesi, d’inverno si rifugiavano nelle stalle!
La chiesa parrocchiale, sorta nel 1754 e dedicata a S. Andrea, comprendeva una buona parte della frazione di Brembo, vicina al fiume omonimo, allora sempre ricco d’acqua, tanto che una via, l’attuale Via 25 Aprile, chiamata allora Via del barchetto, scendeva al greto, ove era il servizio d’una barca per il traghetto. Quella che fu sempre chiamata Cascina Maggi dista quasi 300 metri dalla nuova parrocchiale. La famiglia Pesenti, proprietaria del fondo ove sorge la Chiesina dell’Addolorata S. Rocco (ove sono sepolti i morti della pesta dell’anno 1527 ) faceva arrivare, per la Messa festiva, un Sacerdote da Bergamo. Talvolta il celebrante era don Giacomo Maggi, zio paterno del chierichetto Giuseppe, chiamato “Magì dei braghe a mes’asta”, che con gioia e devozione serviva all’Altare. Molti anni dopo, questo sarà uno de più cari ricordi del Vescovo Missionario.
Rievocandoli, esclamerà : “Tempi eroici quelli!.. Basta dire che, per santificare la festa, la gente doveva recarsi alla parrocchiale, distante 3 chilometri. Alle 10 la Messa cantata, poi l’attesa, all’aperto o nelle stalle, fino alle 13, per la Dottrina, i Vespri e la Benedizione Eucaristica; ritorno per il pranzo (o cena, come volete..) di solito alle 16. Una bella Fede massiccia !…”
Questa diede splendida prova quando, nel 1949, si trattò di realizzare il progetto di Mons. Adriano Bernareggi, Vescovo di Bergamo: la frazione BREMBO doveva diventare Vicariato autonomo, indipendente dalle due Sforzatiche !.. Allora si vide che cosa può fare la compatta volontà d’un popolo fedele, stimolata dal fervore d’un Sacerdote che vive solo per la gloria di Dio e il bene delle anime !… (Veramente solo per questo egli è Prete!) Nel 1951 sorse la nuova parrocchia, dedicata al Cuore Immacolato di Maria. Mons. Maggi avrebbe potuto rallegrarsi di appartenere prima di tutti, perché la Cascina Maggi era appunto della frazione Brembo.
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La famiglia
Era penultimo di sette fratelli; di questi sono ancora viventi la Signora Teresa, sposata al sig. Pietro Locatelli, e la sorella Felicita (oggi Suor Melania, delle Orsoline di Somasca). Egli nacque a Brembo, il 14 marzo 1898 e lo stesso giorno fu notificato all’anagrafe del Comune di Sabbio e battezzato nella parrocchiale di Sforzatica S. S. Andrea, coi nomi di Giuseppe Lorenzo. Rimasto orfano di madre a soli 9 anni, la sorella Felicita si prese cura di lui. Lo seguì maternamente in tutte le successive tappe e non entrò in Convento se non dopo averlo visto partire missionari in Cina.
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Gli studi in Seminario
Per 2 anni Giuseppino frequentò le prime classi nella scuola comunale di Sabbio, distante più di tre chilometri, poi le altre nel palazzo del Conte Camozzi, a Dalmine. Vedendo le buone disposizioni del nipotino, lo zio Don Giacomo ne favorì l’entrata in Seminario per i corsi ginnasiali.
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Collegio di Celana
Avrebbe continuato nel Liceo, ma, per non gravare sulle scarse risorse della numerosa famiglia, Giuseppe accettò di andare nel Collegio di Celana come assistente degli alunni. Vi rimase tre anni, e pur badando con intelligenza e amore alla buona disciplina dei giovani, attese seriamente ai suoi studi, così da esaurire completamente il programma dei corsi liceali.
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Seminario: la guida di don Angelo Roncalli
Nel 1917 rientrava in Seminario diocesano per iniziare la Teologia. Vi trovò come guida spirituale Don Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII, condiscepolo e amico di P. Sperandio Villa e di P. Flaminio Belotti, Vicedirettori nello stesso seminario. Dieci anni prima, al momento di partire per la Cina, essi avevano dato l’ultimo addio ai chierici in vacanza, là a Celana. Il nostro Chierico ne aveva sentito parlare ed ora dal Direttore Spirituale sentiva leggere le notizie che gli arrivavano dalle lontane Missioni. Questo bastò perché lo Spirito Santo (che spira dove vuole e quando vuole) accendesse in quel cuore generoso una scintilla del fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra. Al suo invito : “Vieni e seguimi”, il nostro Chierico rispose pronto. “Eccomi”
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Seminario missionario
Difatti, nell’agosto 1919, dopo il 2° corso teologico, egli entrava tra i Missionari di Milano, per terminare gli studi.
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Sacerdote
Il 26 marzo 1921 veniva ordinato Sacerdote per le mani del cardinale Ratti, arcivescovo di Milano, e poco dopo riceveva la destinazione per Nanyang (provincia di Honan, Cina).
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Kin - Kia - Kang
Vigilia della partenza per la Cina
La vigilia della partenza dei giovani missionari è sempre movimentata… Per tutti il gioioso entusiasmo è al colmo !.. Finalmente sta per realizzarsi il sublime ideale vagheggiato da tanti anni !… Dei cinque partenti di quell’anno, P, Maggi era il più giovane.
Verso sera, nella penombra della cappella interna dell’Istituto, uno dopo l’altro, eccoli in ginocchio dinanzi al SS.mo Sacramento esposto, leggono la promessa di dedicare tutta la vita all’opera evangelizzatrice; promessa che viene firmata da ciascuno. Con loro firmano due Consiglieri e il Superiore Generale che poi rivolge ai giovani un commosso addio e paterne raccomandazioni, che per loro, nei giorni della prova, saranno preziose.
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Partenza: 14 novembre 1921
La mattina dopo, nella Chiesa di San Francesco Saverio, in Via Monterosa 81, una folla di amici e parenti sono venuti per assistere alla funzione, sempre suggestiva, della consegna del Crocefisso ai partenti. Il Cardinale Achille Ratti rivolge loro la parola : “Oggi, 14 novembre, festa liturgica di San Giosafat, Vescovo e Martire, ringrazio Iddio che mi concede, all’inizio del mio ministero pastorale, di vivere con voi questa ora di Fede e di Santità1… Toccava proprio a me, reduce dai confini della Russia e della Polonia, di celebrare qui, davanti a voi, la commemorazione del grande Apostolo S. Giosafat, caduto sotto la persecuzione moscovita !.. Oggi la Chiesa ci fa chiedere lo spirito di cui fu animato il santo martire. Ebbene, io mi congratulo con voi, perché questo spirito di carità ardente, di fortezza generosa già è acceso nei vostri cuori e vi spinge ad affrontare qualunque sacrificio per portare la luce del Vangelo e la grazia della Redenzione a quanti ancora ignorano Dio! Gesù Cristo ha versato il suo Sangue divino anche per loro!.. Andate! Egli vi accompagni e benedica l’opera vostra! A gloria di Dio e salvezza dei fratelli!”
Uno dei partenti si alza a rispondere, tutto compreso e commosso. Dopo aver ringraziato il Cardinale, egli saluta parenti, amici e tutti i presenti con un addio che è un appuntamento per il Cielo : “Arrivederci lassù !”
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Arrivo: febbraio 1922
Tre mesi dopo, e precisamente a metà febbraio 1922, quando i Cinesi vanno in visibilio per festeggiare il loro Capodanno, i due missionari Maggi e Massa, un bergamasco e un genovese, arrivarono nella Missione di Nanyang, nel Honan, una delle 23 province della Cina.
Dopo 45 giorni di transatlantico (da Venezia a Shanghai), 4 giorni di vaporino che risale il fiume Azzurro fino a Hankow. Due giorni di ferrovia sulla linea Hankow – Pechino, erano scesi alla stazione di Chumatien. Di lì, con 5 giorni di carro cinese, sarebbero finalmente arrivati a Kin – kia – kang, nome che significa : Colle della Famiglia Kin…
In quel piccolo villaggio di 300 abitanti (tutto cristiano da 200 anni) distante pochi chilometri dalla città di Nanyang, c’era la residenza del Vescovo con tutte le opere vitali della Missione : seminario, scuole, catechistato e catecumenato, procura per i rifornimenti dei distretti, locali per gli ospiti, Cappella privata dei Padri e Cattedrale. Di là, le Suore Canossiane col noviziato delle cinesi, collegio femminile, orfanotrofio, ricoveri invalidi, dispensario, ecc.. Lì i due Novellini avrebbero fatto il loro tirocinio per addestrarsi nel lavoro di evangelizzazione.
La loro grande gioia per essere finalmente arrivati, aumentò ancora per la lieta notizia che rallegrò tutto il mondo cattolico: il Cardinale che a Milano, il 23 marzo, li aveva consacrati Sacerdoti e, il 14 novembre, aveva consegnato loro il Crocefisso di Missionario, era diventato Papa Pio XI. Il ricordo di quel commiato, come quello di Gesù : “Andate, evangelizzate le genti”, doveva servire a spronare chi corre : “addere calcaria currentibus” direbbe il poeta.
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Un po’ di Bergamo…
Padre Maggi si accorge che in quest’angolino dell’immensa Cina si respira un po’ d’aria bergamasca! Il Vescovo è Mons. Flaminio Belotti di Serina; tra i suoi missionari c’è P. Luigi Brugnetti di Sorisole, P. Giuseppe Madaschi di Vallalta e P. Antonio Lozza di Seriate.
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Crescita del n° di cristiani
Da Don Angelo Roncalli aveva sentito che un bergamasco, Don Angelo Cattaneo di Carvico, dopo un anno passato come coadiutore a Cornale, fattosi missionario, nel 1869 arrivò a Kinkiakang con Mons. Simeone Volonteri, il primo dei nostri Vescovi in Cina. P. Cattaneo gli succedette nel 1904; morì nel 1910. È ricordato come un Santo! In tutto il Honan ( 30 milioni di abitanti ) allora erano solo quattro missionari; all’arrivo di Mao Tze Tung erano 12 Vescovi con 300.000 cristiani… Sorprendente progresso della Fede !…
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A scuola di lingua cinese
Al missionario novellino premeva soprattutto di apprendere bene la lingua cinese. Con gioia accolse, quindi, il Maestro che ogni mattina sarebbe andato da lui per la lezione : Quello, dopo pochi giorni, riferì al Vescovo : “Padre Mong (cognome datogli a Shanghai sul passaporto cinese) ha ottime attitudini per la lingua: orecchio fino che afferra ogni sfumatura d’un monosillabo ; memoria tenace che non perde nessuna variazione d’accento; scilinguagnolo sciolto che sa spiccarne i toni giusti !… Infine, quella volontà robusta che, come dice Confucio, vince ogni ostacolo”.
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L’esame
Prima di venir mandato in distretto a lavorare, dovette subire un esame. Gli anziani incaricati lo trovarono abbastanza ferrato. Le orfanelle delle Canossiane, dopo essere andate a confessarsi da lui per un mese, gli resero anch’esse buona testimonianza : “Padre Mong capisce tutto!”.
Col nuovo anno cinese sarebbe venuto nel distretto affidato alla cure del sottoscritto, che sta scrivendo questa memoria.
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Il grande segreto
Un grande distretto
Mi – Yang – Hien era il distretto più vasto a fiorente della Missione, già coltivato da valorosi operai della vigna. Uno di questi, padre Severino Sartori di Bassano del Grappa, era così assiduo nel predicare, che i fedeli al suo arrivo anziché offrigli il tè, secondo l’uso cinese, lo invitavano a predicare.
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Padre Brugnetti
Padre Brugnetti ( major ) nei continui viaggi cantava le litanie del Sacro Cuore di cui condivideva l’ardente anelito: “Sono venuto sulla terra a portare il fuoco della carità e desidero solo che divampi sempre più !” Rotto ad ogni fatica, refrattario a ogni prova, pur di far vivere, regnare e trionfare Cristo in tutti i cuori, egli, nel 1920 fu mandato a dissodare, da buon pioniere, un campo tutto nuovo. Lasciò il distretto con 7.000 battezzati e 2.000 catecumeni, varie opere di assistenza e istruzione affidate a maestri e catechisti che egli aveva formati con la parola e con l’esempio. Poi, il distretto di Miyanghien fu inserito nella Prefettura di Chumatien affidata al Clero indigeno.
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Il giovane aiutante
Naturalmente, il mio coadiutore P. Maggi bruciava dalla voglia di fare il missionario! Cominciai a prenderlo con me nei giri annuali di Missione. Egli osservava tutto e chiedeva spiegazione di quanto vedeva e io volentieri assecondavo la sua brama di diventare efficiente al più presto possibile. Per n po’ continuai a uscire insieme, lasciandogli sempre più agio di sbrigarsi nel ministero. Quando mi parve maturo, gli dissi : “Lei ha visto qualche cosa del nostro lavoro, chissà che, a suo tempo, lei trovi di far meglio… Intanto del lavoro ce n’è anche per lei: i fedeli da incoraggiare, gli incerti da rinfrancare, chi è in cerca di Dio da illuminare, i pagani d’avvicinare…”
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Il catechista, un Angelo custode
Non doveva partire solo ; gli diedi una guida e un… Angelo Custode visibile…. Nello Stato d’anime avrebbe trovato le indicazioni necessarie o utili. Nel catechista avrebbe avuto un buon interprete nella lingua ( nessuno finisce mai d’impararla); un buon avvocato che lo avrebbe liberato dalle noie di comporre litigi tra cristiani e pagani ; un devoto accolito quando celebrava; un prezioso testimonio, quando occorresse, davanti a certi pagani sospettosi a nostro riguardo. Accomiatandolo, aggiunsi : “Abbia stima del suo angelo visibile; è un regalo del Vescovo! Si fidi di lui; non ha studiato tanti libri come lei, ma avrà sempre tante cose da insegnarle !…”
Ad ogni suo ritorno era una esplosione di esuberante cordialità! Da parte mia, le felicitazioni per i suoi buoni successi, dal suo racconto di geniali imprese e curiose sorprese! Eventuali notizie dall’Italia riscaldavano l’atmosfera bergamasca… Dopo qualche giorno di riposo per rifare il fisico e rinnovare lo spirito, ci si dava il cambio per un altro giro in altra zona.
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La gioia dei battezzati
Padre Maggi era felice e io con lui. Un volta mi confidò : “Alla mia partenza dall’Italia, un amico venne a compassionarmi : “Allora tu vuoi proprio andare laggiù ? potevi restare quieto e comodo a Bergamo come tuo zio canonico! “Povera gente ! Se vedesse la gioia dei nostri neofiti dopo il battesimo! Scoprirebbe il nostro grande segreto di vera felicità: “Amare Gesù e farlo amare!…”
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Padre Maggi direttore del Seminario
Eravamo veramente felici !… Ma un giorno arrivò un biglietto dal Vescovo : ” Caro P. Lozza ! Devo darti un grande dispiacere. Col prossimo autunno avrò bisogno di P. Maggi. Non ho altri da mettere Rettore in Seminario. La colpa non è mia: Operarii autem pauci! Ti maderò due ottimo pretini cinesi che in questi giorni partono da Roma: Coraggio!”
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Rettore tuttofare
Padre Maggi si sarebbe stabilito a Kinkiakang, per fare la volontà del Vescovo, fedele al programma di Roma : “Ogni Missione deve avere il suo Seminario per dare un Clero che faccia fiorire e fruttificare quanto i missionari hanno seminato”. Egli si diede tutto al grande compito. Là dentro era il tuttofare !.. Ai più piccoli seminaristi, che dal maestro imparavano il cinese, egli insegnava il latino; a qualche ventenne, filosofia e scienze. I più grandi attendevano alla teologia, con grande vantaggio sugli alunni della Gregoriana di Roma; i nostri (due o tre), nelle questioni difficili, potevano approfittare finché volevano della pazienza del professore… All’occorrenza, questo faceva da portinaio, o quando il bidello dormiva, suonava la levata… Sentiva tutta la responsabilità per la buona formazione dei futuri sacerdoti, perché ognuno doveva riuscire come ” l’uomo di Dio, completamente attrezzato per ogni opera buona”. Approfittava d’ogni mezzo utile allo scopo : predicazione ordinaria e straordinaria, conferenze su temi d’attualità, riviste di cultura e di scienza pastorale, gite d’istruzione e sollievo…
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1926: primi vescovi cinesi
In ottobre 1926, a Roma, nella Basilica di S. Pietro, Pio XI consacrava i primi Vescovi cinesi. Il fausto avvenimento ebbe la più gioiosa risonanza in tutto il mondo cattolico… Per le Missioni era il coronamento d’un lungo e nascosto lavoro. Svolto da tanti missionari in ossequio alle costanti direttive di Roma per la formazione del Clero nativo. Un’era nuova si apriva per l’evangelizzazione del mondo. Oggi, noi chiaramente lo vediamo ! Quanti Preti ; Vescovi e Cardinali anche dai paese di colore !…
In quei giorni al rettore del seminario di Kinkiakang arrivò un biglietto del Vescovo Belotti: “Dunque aveva ragione P. Brugnetti che esclamava: “No, noi non siamo il Fraticello obbediente dei Fioretti! Vivaddio! Non stiamo qui ad innaffiare dei pali secchi!” P. Maggi rispose: “Rendiamo grazie a Dio”. Il grande segreto della vera felicità anche quaggiù è fare la volontà di Dio. Lo è per tutti i veri Cristiani, ma specialmente per i Missionari….
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Il deserto fiorirà
Nuovo incarico
Anche la comunità del seminario, col tempo, aumenta; dai distretti arrivano nuove vocazioni. L’andamento migliora; con l’intervento di confratelli giovani si aggiornano i programmi e migliorano i metodi di lavoro. Padre Maggi, alleggerito da impegni gravosi, terrà solo una responsabilità per le decisioni importanti. Il Vescovo lo vuole più disponibile per gli affari urgenti.
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Il Nord
Tra gli altri, c’era da sistemare tutta la vasta e montuosa zona del Nord, dove erano dispersi alcuni gruppi di cristiani di antica data. Quasi 200 anni prima, ospitando un cristiano che fuggiva da Pekino ove infuriava la persecuzione, l’avevano trattenuto per sentirlo parlare della nostra religione, e s’erano convertiti. Benché isolati per la lontananza dal centro della Missione, si tramandavano di padre in figlio la dottrina cattolica e le pratich e religiose.
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3 giugno 1933
Davanti al S. Tabernacolo, il Vescovo pensava anche a loro. Il giorno 3 giugno 1933, ebbe un’idea luminosa !… Perché i due giovani sacerdoti che hanno finito qui la loro preparazione non vi potrebbero andare, sotto la guida di P. Maggi? Con lui inizierebbero il lavoro che poi continuerebbero da soli. Questi trasalirono di gioia a quella proposta; il Vescovo e P. Maggi studiarono il modo migliore di attuarla. Quando di quella decisione si ebbe sentore nei distretti che erano in attesa dei due missionari novellini, la reazione fu abbastanza vivace!.. Per salvarsi, il povero Vescovo rispose: “Il deserto fiorirà!” La profezia, di sapore messianico, giustificava la preferenza verso chi era in maggior bisogno.
I nostri si prepararono con molta preghiera e… poche provviste, come vuole il Vangelo! Molta roba portata dall’Italia sarebbe rimasta nei bauli; al momento, più che d’altro, c’era bisogno di Fede e pazienza ! “Di tante cose che prima sembravano necessarie, poi si trova che se ne può benissimo far senza, col vantaggio di maggior agilità nel lavoro”, diceva P. Maggi, che ricordava la sua esperienza di dieci anni prima a Miyanghien.
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In cammino
Partirono a piedi, con una guida venuta di là, scortati da tre portatori che, tenendo in spalla una pertica (dai capi della quale dondolavano 2 pesi) recavano quattro ceste di vimini, una con l’occorrente per celebrare, le altre con effetti personali dei Padri e una coperta per riposare su qualche mucchio di paglia… Prima d’incontrare dei cristiani, dovettero approfittare dell’ospitalità che veniva loro offerta.
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Ospitalità
In una pagoda piena d’idoli c’era qualche Bonzo buddista, che volentieri si prestò a farsi dei meriti con un’opera buona… Poi incontrarono un pagano agiato, felice di mostrare a tre europei l’ampiezza della sua casa e l’abbondanza della sua mensa. Più gradita tornò loro una ciotola di riso bollito in acqua pura, senza sale, in una casa di povera gente che gustava il racconto delle parabole del Regno di Dio… (i poveri vengono evangelizzati).
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Compito dei missionari
I due confratelli avrebbero voluto bruciare le tappe ! Padre Maggi se ne accorse e: “Voi avete seguito i corsi di Missiologia? Forse non si dà l’importanza che si meritano alle indicazioni di N. Signore : “Euntes docete! Non dice di correr (!) ma andate insegnando, cioè senza fermarsi, insegnare sempre, ovunque si arriva… Cammin facendo, predicate ( Matteo 10,7 ). Gesù stesso percorreva città e borgate predicando il Regno di Dio.. L’apostolato capillare ! Non è il più comodo, ma il più efficace ! Non è forse quello che usano anche i comunisti?… ”
Il terzo giorno ecco gente festosa che viene incontro ai Padri; la notizia del loro viaggio è giunta ad un gruppo cristiano. Alleggeriti i portatori, si sveltisce il camino di tutti. Lassù si danno da fare per i preparativi: vitto, alloggio, il luogo della preghiera comune. Qualche buon amico pagano corre a portare ai lontani la bella novità. Al mattino dopo si susseguono le Sante Messe all’aperto… La Chiesina della antica Cristianità è mezzo diroccata, la cappellina improvvisata è insufficiente !…
I fedeli ancora osservanti, pieni di gioia, si accostano ai Sacramenti; quelli che, e per l’isolamento e per tutte le miserie umane, erano intristiti, si avvicinano e si sentono rivivere! I due giovani credono di sognare, mentre la voce squillante di P. Maggi consola tutti: “Il Regno di Dio è in mezzo a voi! Anche quando a noi sembra lontano, Egli ci è vicino, non solo ci vede, ma ci guarda, tiene conto dei nostri sforzi per essergli fedeli e un giorno poterci dare il premio che tiene preparato! …”
Intanto il gioioso annunzio va diffondendosi; gli altri gruppi cristiani si fanno vivi e cercano i missionari. P. Maggi raccoglie attorno a sé le persone più intelligenti e volonterose. Un Consiglio Pastorale, diremmo noi oggi, per gli affari più urgenti. I due Padri resteranno e bisogna tovare un locale per la loro residenza. Da Kinkiakang verranno maestri e catechisti per aprire le scuole e catecumenati… Basterà qualche locale in affitto…
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Prima di tornare al Centro
Dopo che i due novellini furono sistemati in una casa pignorata, e i due uomini di fatica, mandati dal Vescovo, si trovarono a loro disposizione per ogni occorrenza, P. Maggi dovette tornare al Centro. Prima di lasciarli, passò con loro una giornata di Ritiro, in preghiera. Li salutò, assicurando che il Vescovo li avrebbe sempre assistiti nel loro lavoro, col consiglio e con l’aiuto nel bisogno, perché il deserto ormai fiorito…, doveva anche fruttificare a bene di tante anime !.. E concluse: ” Io vi lascio, ma Gesù sarà sempre con voi secondo la sua divina promessa! State sempre uniti a Lui. “Chi rimane in Me e Io in lui, porta molto frutto”. Anche se non si vede subito! Si realizzi per voi il divino auspicio: “Vi ho mandato perché portiate frutto e il vostro frutto rimanga”…
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Ricordo di uno dei due missionari
Il P. Giov : Battista Tondi ha ricordato bene quelle parole : Oggi egli scrive: “P. Maggi, purtroppo, non ci poté continuare la sua assistenza… Il periodo passato con lui fu per me una grande fortuna. Il suo fare semplice e gentile con tutti, il sorriso costante, il volto sereno in ogni contrarietà, la sua predicazione chiara e avvincente… Per me Egli fu un Missionario modello !...”
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A servizio di tutti
Nuovo vescovo
Nella primavera del 1936, Mons. Flaminio Belotti, malato, rimpatriava, e, poco dopo, per consiglio dei medici, rinunziava al governo della Missione. A succedergli fu eletto Mons. Pietro Massa, già compagno di studi e d’Ordinazione di P. Maggi, che divenne suo Pro-Vicario. Avrebbe lavorato col nuovo Vescovo al centro della Missione. Quasi senza volerlo, diveniva pure il pastore di quei trecento fedeli che, naturalmente, più di tutti erano affezionati ai missionari, i quali, con la loro presenza, davano al villaggio di Kinkiakang un’importanza unica.
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Quale ruolo?
Quella era la Parrocchia del Vescovo…, perciò doveva essere la Parrocchia modello! Così pensava P. Maggi che per questo era esigente coi fedeli di Kinkiankang. Non tutti usavano con lui lo stesso appellativo… Chi lo chiamava Fuciokiao (Vicevescovo); chi Pent’ang (Parroco); chi semplicemente Mongshen-fu (il prete Mong). Ma tutti ne riconoscevano il rigore nel salvaguardare le buone usanze e diffidare di qualunque innovazione arbitraria.
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La predicazione
Era molto amato per la sua premura verso i poveri, i malati, gli afflitti. La sua predicazione, semplice, in lingua parlata (non quella dei libri…), ricca d’immagini (stile evangelico) era molto gustata. In cattedrale le funzioni si svolgevano decorosamente; i canti religiosi lasciati dai Gesuiti, successori di P. Matteo Ricci, capolavori di letteratura cinese e ricchi di pietà profonda, erano eseguiti così bene da cavar lacrime di commozione!
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Parrocchia modello
A Kinkiakang, prima o dopo, arrivava gente da ogni parte della Missione: chi vedeva e sentiva ne restava entusiasta. Al ritorno nei propri distretti, il missionario li preveniva: “Avete visto a Kinkiakang, eh ?..” “Sfido io – era la risposta, – quella è la Parrocchia del Vescovo!”
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2ª guerra mondiale
Intanto, le ripercussioni della seconda guerra mondiale cominciarono a fasi sentire anche in Cina! Alla carità dei missionari si apriva un campo immenso. Anche a Nanyang cominciò a funzionare la UNRA per l’assistenza ai profughi e ai feriti, in collaborazione tra Cina e America. Occorreva un rappresentante della Missione presso le Autorità locali, per il disbrigo delle pratiche in lingua cinese e inglese.
Il Vescovo ne diede l’incarico a P. Maggi, per non distogliere altri dal loro ufficio e perché era la persona più indicata allo scopo: stimato dalle Autorità, interprete ideale delle due lingue, carattere calmo in ogni situazione. Ma quanti ostacoli da rimuovere! Quanta pazienza da esercitare! Dovendo lavorare con chi, pur prestandosi per il bene pubblico, non dimenticava il proprio interesse… Egli scusava i suoi colleghi perché : “Chi non crede in Dio, Padre di tutti gli uomini, non può vedere in chi avvicina altrettanti fratelli!”
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In campo di prigionia
Le vicende della guerra avrebbero poi creato ai nostri posizioni assurde!… Mentre l’Italia era nell’Asse, i Cinesi odiavano gli Italiani amici del Giappone. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, i Giapponesi imbestialirono contro i ”Traditori italiani”! Avvenne che, prima da quelli poi da questi, i nostri furono ridotti in campo di concentramento, a Neihiang, città isolata lassù nei monti. Con esseri pericolosi non si scherza… Erano coi nostri Padri altri Missionari: Saveriani, Verbiti (Verbo Divino), tutti animati dallo stesso ideale, formavano come una famiglia sola. Abituati ad essere sempre in movimento, li immaginate tutti obbligati a far niente per tre lunghi anni?
La loro giornata è piena di preghiera e studio: ore di adorazione al SS.mo si succedono in comune ed in privato; chi rivede i testi di teologia, chi su riviste pastorali si aggiorna circa questioni moderne, chi prepara relazioni per le nostre riviste, chi completa il suo diario; chi aveva per diversivo un suo hobby adesso ne fa un lavoro che può tornar utile a qualcuno: più di tutti fortunato che può accostare un’anima in cerca di Dio e si sente ancora missionario!
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Conferenze
Pio XI diceva all’Azione Cattolica : “Sempre più e sempre meglio!” E un giorno Mons. Massa propone un corso di conferenze su temi pastorali. “Pur senza pretese (egli dice) di gareggiare con l’Università Gregoriana di Roma o con l’Istituto Cattolico di Parigi, deve essere una cosa seria. Chi si presenta con un suo tema da svolgere, vi si prepari in misura adeguata, così da saper difendere la propria tesi nel dibattito.”
La prima conferenza fu tenuta da P. Maggi, perché a Kinkiakang lo aspettavano i militari, che vi spadroneggiavano, ma nelle difficoltà avevano bisogno del suo intervento. Nella sua prima conversazione, egli indicò il segreto per vivificare l’estenuante fatica quotidiana e renderla fruttuosa davanti a Dio: la pietà… “Quanto più siamo presi dal lavoro esterno, tanto più è indispensabile intensificare la nostra vita interiore”. Nella seconda mostrò il modo di rianimare le antiche cristianità, magari adagiate in pericolosa tranquillità egoistica. Far loro sentire il dovere di corrispondere all’ineffabile dono della Fede, con apostolato fervido, costante e generoso.
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Con altri missionari
A Kinkiakang, dove giunse un anno e mezzo prima degli altri missionari, aspettavano P. Maggi anche i suoi parrocchiani, desiderosi della sua assistenza spirituale, le Suore cinesi e le Canossiane. Una fortuna anche per i confratelli concentrati a Neihiang; egli infatti inviava tutte le provviste che poteva ottenere da militari. In questo periodo, specialmente, fu il servo saggio e fedele per il bene di tutti! Egli era felice di poter imitare Gesù venuto a servire, non a farsi servire.
Intanto il Signore preparava al suo zelo un campo molto più vasto!…
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Con Mitra e Pastorale
P.I.M.E.
Lo zelo di P. Maggi era apprezzato anche dal Delegato Apostolico Mons. Zanin che il 16 ottobre 1946 lo nominò Amministratore Apostolico di Hanchung (Shensi meridionale). Un territorio montuoso, Missione molto difficile, evangelizzata prima dai Gesuiti, poi da Francescani, infine dai Missionari del Seminario Romano dei Santi Apostoli Pietro e Paolo fino al 1926, quando di questo Seminario e di quello di Milano Pio XI fece un solo Pontificio Istituto Missioni Estere, il P.I.M.E.
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Nuovi missionari… bergamaschi
Mandati a rinforzare le file, vi andarono missionari giovani, tra gli altri quattro bergamaschi : Brignoli Fortunato della Casazza, Belotti Antonio di Entratico, Mazzoleni G. Battista di Costa Imagna, Brevi Santo di Calcinate. Vent’anni dopo (1946), trasferito Mons. Civelli a Weihwei, in attesa del nuovo Vescovo, Mons. Maggi andava solo a supplirlo interinalmente. La visita pastorale confortò i missionari, rianimò molti gruppi cristiani. Cercò di migliorare il funzionamento delle scuole e dei catecumenati, incoraggiò l’opera delle Canossiane nei dispensari e nell’ospedale.
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Lebbrosario
Un giorno visitò il lebbrosario di Yentzepien, dove nel 1900 era stato barbaramente trucidato dai boxers il Padre Aberico Crescitelli. Il lebbrosario, sorto sul luogo del misfatto, era … la vendetta della carità cristiana!.. (Noi vedremo il Vescovo Mons. Maggi, due giorni prima di morire, solennizzare con un pontificale il centenario della nascita del suo Beato Martire Alberico.)
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Seminario
Nel 1947 ricorreva il 50° del Seminario che aveva dato alla Missione ottimi sacerdoti. L’Amministratore Apostolico approfittò della ricorrenza per risvegliare l’interesse delle famiglie cristiane nell’educare i figli santamente e impegnare i missionari a coltivare le vocazioni e inviare molti samuelini (seminaristi piccoli).
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13 gennaio 1949: l’annuncio
Trovò una Pia Unione di Catechiste, benemerite delle scuole e dei catecumenati. Per valorizzare sempre meglio l’opera zelante, egli ricostituì la Pia Unione in una vera Congregazione Religiosa, dedicata alla Beata Vergine del Buon Consiglio.
Dopo due anni e due mesi di Amministrazione Apostolica, il 13 gennaio 1949, arrivò a Hanchung il telegramma dell’Internunzio Mons. Riberi: MAGGI VESCOVO !… L’Eco di Bergamo, a grossi caratteri, ne diede subito notizia alla Diocesi. Il buon Prevosto di Sforzatica S. Andrea scrisse subito al suo Eccellentissimo Parrocchiano: “Questi fedeli si uniscono a tutti i bergamaschi nel ringraziare il Signore per Vostra Eccellenza. Assicurano il Presule, loro concittadino, che intensificheranno il loro aiuto di preghiera e di carità. – Don Giovanni Vavassori”
Con la gioia più viva, a Hanchung, fu accolto il nuovo Vescovo, di cui tutti avevano già sperimentato il grande cuore. L’avevano visto “farsi tutto a tutti per salvare tutti”! Anche egli era pronto a consumare “in olocausto d’amore” la propria vita!
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20 marzo 1949: consacrazione a vescovo
Domenica 20 marzo ebbe luogo la sua Consacrazione Episcopale. Egli avrebbe desiderato di riceverla da Mons. Massa, già compagno di studi, di sacerdozio e di lavoro nel Honan. Ma la distanza rendeva il viaggio lungo e faticoso, i torbidi e le ostilità tra cinesi e giapponesi, tra nazionalisti e comunisti lo rendevano anche pericoloso !.. Pertanto, la solenne funzione fu compiuta da Mons. Silvestro Wang, Vescovo di Fong Siag (Shensì meridonale). Esuberante di gioia comune! Era la prima volta che là si vedeva la Consacrazione d’un Vescovo! E veder un cinese che consacrava Vescovo un europeo!… Legittima perciò la soddisfazione della popolazione: “Dunque anche noi cinesi siamo qualcosa davanti agli europei!”
Per il nuovo Vescovo era questo motivo di letizia, in quanto ciò significava luminosamente che la Chiesa è veramente Cattolica, cioè universale! Ed è a servizio di tutti gli uomini, senza distinzione di lingua, di colore, di grado di civiltà… Come tutti sono figli di Dio, redenti dal Sangue di Cristo, così tutti i credenti sono egualmente membra della Chiesa. Anche i pagani presentarono al Vescovo le loro felicitazioni.
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Il motto dello stemma episcopale
Bello e significativo il motto del suo stemma episcopale: “In omnibus Christus” (in ogni cosa Cristo). Come dire: “Il mio programma da svolgere è questo: far vivere, regnare e trionfare Lui in tutti i cuori, ché in Lui solo è salvezza!” Motto veramente degno d’un Successore degli Apostoli!…
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Il Dragone rosso
Penetrazione del marxismo
Molto presto il Comunismo russo aveva cercato di penetrare in Cina. I suoi emissari cominciarono offrendosi ad istruire l’esercito. Poi, fallito quel tentativo, si diedero alla propaganda dell’ideologia marxista… ma non attecchì. Essendo la proprietà terriera ben distribuita (salvo qua e là qualche abuso di feudalesimo) il contadino cinese, affezionato al suo podere, nel suo senso di onestà naturale pensava : “Io non bramo la roba altrui; per me con la mia famiglia basta il raccolto, frutto legittimo del mio sudore. Se il Vecchio Nonno del Cielo (Lao-t’ien-ye) è in pace con me, questa è felicità !”
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Autonomia…
Per le missioni cominciava la prova del fuoco! Mons. Maggi aveva pensato che per Hanchung, regione isolata, non c’era pericolo. Dovette però presto disilludersi! Quelli, come è loro tattica, arrivavano con belle promesse, ma poi i missionari si trovarono privi di libertà per qualunque movimento. Infatti ben presto i locali della residenza furono requisiti e tutto il personale rimase bloccato in casa. Nel giugno 1951 i capi villaggi e i preti cinesi furono costretti a partecipare all’assemblea che avrebbe proclamato la Chiesa indipendente; chi non aderiva, si dichiarava nemico della Cina. Si voleva autonomia: 1. di sostentamento (niente aiuti dall’estero), 2. di governo (niente ingerenza dal Vaticano), 3. di propaganda (tutto doveva essere in mano dei Cinesi, e perciò via tutti gli stranieri)
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L’affermazione del comunismo
Nel 1912 la Repubblica aveva soppiantato la dinastia mancese dei Ts’ing. Dopo, cominciarono le competizioni tra i grandi generali che agognavano il potere, ciascuno con un esercito di avventurieri al proprio comando. La lotta continua tra Nord e Sud per qualche decennio, finì coll’indebolire la Cina, destando le bramosie espansionistiche del Giappone. A combattere i Giapponesi, l’esercito dei nazionalisti raccolti da Tchang-kai-she non era abbastanza forte, perciò i comunisti vennero in loro aiuto, ma purtroppo dove arrivavano si stabilivano da padroni, cacciando coi giapponesi anche i nazionalisti che finirono col rifugiarsi a Formosa. Dopo la famosa lunga marcia verso il Nord, i comunisti si resero arbitri di tutto in Continente.
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Chiesa cinese
Un prete cinese, preside delle Scuola Cattolica, malgrado le lacrime e le preghiere del Vescovo, accettò la presidenza del Comitato per la Chiesa indipendente (scismatica). Mons. Maggi dovette comunicargli per iscritto la scomunica in cui era incorso e quello divenne il peggior nemico dei missionari!.. Avendo il Vescovo nominato Vicari due preti cinesi (per assicurare la continuazione della giurisdizione in ogni eventualità) fu citato in giudizio per scolparsi di abuso di potere… Egli rispose: “Non ho fatto altro che il mio dovere!”
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Aizzati contro
Da quel giorno le scolaresche, aizzate contro lo straniero, cominciarono la gazzarra in cortile e le corporazioni cittadine a riempire la residenza di schiamazzi e invettive. Per salvarsi, un giorno, il Vescovo si chiuse in un armadio a muro e il suo Vicario dovette sostituirlo da buon cireneo. Fuori correva voce di giudizi popolari contro gl’imperialisti; si parlava di carcere per i missionari, di fucilazione per il Vescovo!
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Spinto alle dimissioni
Avendo egli disposto per un incontro, prima dell’assemblea, coi preti cinesi, fu prevenuto dai progressisti e denunziato. All’intimidazione di rinunziare alla giurisdizione, vi si rifiutò: “Mi è stata data dal Papa, non posso né voglio rinunziarvi senza il suo consenso!” Fu piantonato in residenza con quattro preti cinesi; gli altri furono isolati nella scuola media, sede del Conciliabolo… Il raduno terminò con l’elezione d’un prete settantenne a Vicario del popolo. Il buon vecchio, refrattario, si riservò il diritto d’ammalarsi quando voleva, pur di essere lasciato in pace. Tant’è, i riformisti erano soddisfatti: la Chiesa cinese autonoma era una realtà…
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Alla ricerca di... prove contro
Per dimostrarlo, cominciarono una accanita perquisizione in tutta la residenza, abbattendo muri, scrostando intonachi, scavando buche in cerca di materiale compromettente. Nello scantinato i poliziotti trovarono un vecchio fucile flobert rotto, che essi registrarono come carabina ultimo modello; una vecchia cuffia divenne una radio trasmittente, e lo specchio che Monsignore usava per sistemarsi la barba fu considerato lo strumento per far segnali agli aeroplani americani. L’archivio della Missione, messo al sicuro in luogo nascosto, fu scovato dai progressisti e fornì molti capi d’accusa: il carteggio con l’Internunzio (una supplica al Papa per una festa liturgica, ecc.) fu oggetto di interrogatori interminabili durante i 14 mesi di prigionia.
Nell’antica residenza di Kulupa furono profanate le tombe dei Padri defunti !.. Nei distretti si succedevano giudizi popolari contro i missionari, ridotti a domicilio coatto. I fedeli erano torturati o pagati per estorcere fantastiche accuse contro di essi.
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Segregati nell’ospedale
Il Vescovo e il suo Vicario, cacciati dalla residenza, vennero per due mesi segregati nell’ospedale, guardati a vista da una guardia. Le buone Canossiane facevano loro pervenire qualche particola consacrata dentro una bustina di cellofan, nascosta in un pezzo di pane. Quando potevano avere qualche ostia, si arrangiavano anche a celebrare, con le facilitazioni concesse in casi eccezionali, usando per calice una tazza comune.
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L’arresto
Venne il giorno in cui fu intimato ai nostri l’arresto formale. Accusati di opposizione alla spartizione delle terre (falso); di aver sabotato il movimento patriottico per la Chiesa indipendente; di aver promosso le Legione di Maria (società segrete antirivoluzionaria, dicevano loro); di aver divulgato stampa anticomunista (Vangeli, catechismo).
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In prigione
Il mandato d’arresto fu subito eseguito; legati con una lunga corda ma in modo che impediva d’alzare la testa, scortati da 12 guardie armate e da 9 ufficiali, furono condotti alla prigione, attraverso la piazza d’armi gremita all’inverosimile. Là furono perquisiti di nuovo e privati anche della corona del rosario e dell’orologio, e chiusi in celle separate. Per diversi mesi, sofferenze fisiche e morali furono il loro pane quotidiano. Unica consolazione, l’assoluzione sacramentale che i due si scambiavano attraverso la fessura della porta, quando uno era condotto ai servizi, o quando il Vescovo Maggi era obbligato a scopare la prigione.
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Le accuse
Interminabili e soffocanti gli interrogatori! Guai a tentare anche solo di sfatare una delle tante assurde calunnie imbastite contro di loro! Brutali le ingiurie. Un esempio: “Da 31 anni tu sei qui a sbafare il nostro riso. Se avessimo mantenuto un maiale, oggi almeno ce lo godremmo !”
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Giudizio del popolo
Dopo 14 mesi di reclusione, la salute di Monsignore ne risentiva, tanto che era diventato l’ombra di se stesso. Il 26 agosto poté lasciare la cella. Egli ricorda: “Raccolsi i miei stracci e nell’atrio vidi il mio vicario anch’egli col suo povero fardello”. Prima di essere espulsi dovevano subire il giudizio del popolo.
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Espulsione
Furono condotti in piazza d’armi, rigurgitante d’una folla costretta a intervenire, circondati da sentinelle armate che li spintonavano a pugni e a calci.. legati come delinquenti, mentre la folla gridava epiteti irripetibili e chiedeva a gran voce la loro morte. Per due ore rimasero là in piedi sotto il sole battente, mentre al microfono si succedevano i loro accusatori. Tra gli altri due orfanelle della Missione (poverine) e qualche cristianello annacquato (pagato dai caporioni del movimento). Erano le solite cantilene di delitti gravi e quindi meritevoli di gravi pene (morte o ergastolo), ma, fingendo una bontà che non esisteva, dal Governo furono commutate in espulsione immediata ed esilio perpetuo.
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Ricondotti in prigione
La sentenza fu letta con solennità. I due condannati furono condotti di corsa verso la prigione. Monsignore, sfinito, svenne per via e vi fu portato di peso dal suo Vicario; dopo si riebbe un po’ per gli eccitanti somministratigli dal medico della prigione.
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In viaggio
Condannati a espulsione immediata, subito si avviarono verso la stazione, a piedi, col loro fardello in spalla. Su un carro, con altri missionari, in due giorni giunsero a Sian, capitale dello Shensi meridionale. Il Vescovo, in lacrime, benediceva i fedeli che incontrava per via, insospettendo le guardie che lo accompagnavano.
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3.000 km
I nostri due condannati proseguirono, sempre sotto la scorta dei poliziotti, sostando nelle prigioni ovunque c’era cambio del treno. Dopo una corsa di 3000 chilometri, nel pomeriggio del 5 settembre varcarono la frontiera della colonia inglese, Hong Kong.
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Missionario sempre
Hong Kong
Da Hong Kong il 19 settembre 1952 egli dava alla famiglia l’annunzio lieto e triste insieme: “Il 22 corrente alle 7,30 partirò in aereo per Roma, presto sarò tra voi! Dopo tanti anni, rivedrò tante persone care, troverò tanti nipoti e nipotini!.. Benedico tutti. Saluti ai Rev. Parroci di Sforzatica, di Dalmine e di Sabbio!” (Ancora non sapeva del nuovo vicariato del Brembo, da poco costituito.)
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31 anni in Cina
Aveva di che rallegrarsi e rattristarsi insieme ! Dopo essersi prodigato per 31 anni per il bene spirituale e materiale dei suoi cari cinesi, ora la Cina lo rigettava come un essere pericoloso, nemico del popolo ! Ma poteva anche consolarsi con quella parola del Signore : “Beati voi quando gli uomini vi odieranno e oltraggeranno e vi bandiranno come malvagi per causa mia!” Lo consolava anche la certezza che la Fede piantata nel cuore di questo povero mondo potrà mai totalmente sradicare.
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Grazie dal Papa
Giunto a Roma, il Vescovo esiliato fu ricevuto in udienza privata da Pio XII che gli si fece incontro, lo abbracciò a lungo e gli disse queste testuali parole : “Ti ringrazio per quanto hai sofferto per rimanere fedele al papa e alla Chiesa”. Poi venne a Milano e quindi fu accompagnato a Dalmine, dove nel municipio fu accolto trionfalmente dalle autorità locali e dalla popolazione giubilante.
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Cronicon Parrocchiale
Nel Cronicon parrocchiale il Rev. Parroco di Brembo, Don Giacomo Piazzoli, ha lasciato scritto : “Oggi, 18 ottobre 1952, il nostro Vescovo Missionario espulso dalla Cina è arrivato! Quando saluta la folla gli tremano le mani! Inginocchiatomi a baciargli l’anello, mi sono sentito piccolo e miserabile, davanti ad un eroico Confessore della Fede! Egli non sa che la cascina dove nacque, da due mesi fa parte della nuova parrocchia di Brembo e quindi è nostro parrocchiano! La gente ne gioisce e se ne sente onorata… Anche i giornali ne parlano, non esclusi quelli comunisti”.
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Le obiezioni dei comunisti
Uno di questi uscì con questa frase: “Missionari espulsi? Occorrerebbe sapere quali e perché sono stati cacciati!…” Lo stesso parroco rispose: “Quali? Noi ne conosciamo uno solo: il nostro concittadino Vescovo Missionario! E nessuno lo crede un delinquente! Quella domanda stupida dice soltanto che il comunismo, dovunque arriva, obbedisce sempre allo stesso comando: Negare Dio e combattere la Religione! Che poi noi, sull’esempio di Cristo, perdoniamo loro e anche preghiamo per loro, è altra cosa”.
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Il parere di un altro missionario
Già qualche mese prima (maggio 1952) alla festa missionaria in parrocchia, P. Edoardo Piccinini di Pradalunga, pur’egli condannato a espulsione perenne dalla Cina, dopo lunghi mesi di dolorosa prigionia, aveva dato alla popolazione la notizia: “Il vostro Mons. Maggi, dai comunisti è stato condannato al carcere duro, solo per essere rimasto fedele alla Chiesa e al Papa ! E questo in barba alla libertà di religione da essi tanto decantata!” Egli parlava anche per sua personale esperienza!
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Pontificale nella chiesina Pesenti
Il 26 ottobre ricorreva l’annuale Festa di Cristo Re. Il parroco annunziò: “Intendiamo dare al nostro Vescovo Missionario un cordiale benvenuto!” Il Presule avrebbe festeggiato Cristo Re con un solenne pontificale. Ma non c’era niente della sacra suppellettile richiesta. Ebbene? Lo zelo del parroco e l’entusiasmo dei fedeli seppero pescare l’occorrente, un po’ nella sacrestia del duomo di Bergamo, un po’ dai missionari di Milano. E quello fu il primo pontificale nella cappella semipubblica dei signori Pesenti, che a quel tempo servì da chiesa parrocchiale di Brembo.
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Incontro col Vescovo di Bergamo
Dopo qualche giorno dal suo arrivo, Mons. Maggi andò a far visita al Vescovo di Bergamo, Mons. Adriano Bernareggi, che appena se lo ebbe davanti, prima di abbracciarlo fraternamente, si inginocchiò e volle la sua benedizione. Monsignore, sorpreso da questo gesto di profonda umiltà e nello stesso tempo di grande stima, cercò di schermirsi, ma il Vescovo di Bergamo tagliò corto : “Fratello, chiedo in carità la benedizione da Voi, che tanto avete sofferto per testimoniare Gesù Cristo.”
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Soggiorno a Lecco
Un giorno i superiori gli offrirono di scegliersi tra le case dell’Istituto il suo soggiorno abituale. Ed egli entrò in quella di Lecco, riservata agli anziani e infermi. Vi trovò un ambiente veramente missionario: la casa della sofferenza serena e della preghiera continua per l’avvento del Regno di Dio. Col riposo e le cure opportune egli si sarebbe ristabilito in buona salute.
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A disposizione
Ma presto si annoiò di fare il malato! E sentendosi ancora missionario, qui, sui confini delle diocesi di Como, Bergamo e Milano, il Clero cominciò a chiedere le prestazioni non solo per funzioni solenni, ma anche per lavoro pastorale (predicazioni, confessioni). Ed egli sempre era pronto, pur di essere ancora missionario.
La sua predicazione, semplice nella forma e forte nel contenuto, era ascoltata a gustata dalle buone popolazioni, anche perché si sapeva che davanti ai persecutori egli era stato un invincibile testimonio di Cristo nella fedeltà alla Chiesa.
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A Bergamo
Il suo zelo trovò terreno propizio specialmente nella diocesi di Bergamo. Il direttore delle Opera Missionarie, Don Evaristo Lecchi, volentieri approfittava delle sue generose prestazioni nelle parrocchie per le Giornate pro Missioni. Il Vescovo Mons. Adriano Bernareggi apprezzava la sua collaborazione, e nel 1953, essendo indisposto, lo pregò di ordinare sacerdoti i suoi diaconi di quell’anno.
Anche il nuovo Vescovo di Bergamo, Mons. Giuseppe Piazzi, seguì l’esempio del suo antecessore.
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Mons. Maggi con il sindaco dr. Sandrinelli
Nel 1955, era appena tramontato il primo centenario della definizione del dogma dell’Immacolata e il Parroco di Brembo volle che l’annuale festa missionaria fosse celebrata da Mons. Maggi nella sua chiesa parrocchiale, di fresco consacrata al Cuore Immacolato di Maria. Egli raccomandò a fedeli “lo spirito missionario, come il più gradito omaggio a Colei che è Regina degli Apostoli, perché il suo cuore altro non desidera che vedere il suo Gesù vivere, regnare e trionfare in tutti i cuori, affinché sia pienamente valorizzato il Sangue che sulla Croce Egli ha versato per la salvezza di tutti”.
Nel settembre del 1956, a Trescore Balneario si svolse un Congresso Eucaristico. Il giorno 13 era la giornata sacerdotale e doveva parlare il Vescovo diocesano, ma all’ultimo momento si fece sostituire da Mons. Maggi, che fu ascoltato con grande soddisfazione di tutti. In molte altre occasioni Mons. Piazzi approfittò della volonterosa disponibilità e nella ricorrenza del suo quarantesimo anniversario di sacerdozio (1961) gli scrisse un’affettuosa lettera, esprimendogli viva riconoscenza per il bene compiuto nella sua Diocesi.
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Il Concilio
Egli era un appassionato e abilissimo apicoltore; a tempo perso attendeva agli alveari allineati in un angolo del nostro giardino. Ma, tornato da Roma dopo la prima Sessione del Concilio Vaticano II (dicembre 1962), volle disfarsi delle api: “Oggi quanti gravissimi problemi angustiano la Chiesa! Per un Vescovo c’è ben altro da fare invece di curare le api!” E i nostri aspiranti di Busto Arsizio vennero e le portarono via.
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Ritornare in Cina
A 65 anni si sentiva ancora valido e conservava l’entusiasmo missionario degli anni giovanili. Non abbandonò mai l’assurda speranza di tornare in Cina, che immancabilmente cercava di ravvivare nei suoi missionari, accantonando allo scopo ogni risparmio. E non si accorse che ormai la sua giornata volgeva al termine!
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Sulla breccia
Centenario di nascita del Beato Criscitelli (Avellino)
Nel 1963 ricorreva il centenario della nascita del Beato Alberico Crescitelli, missionario a Hanchung, trucidato barbaramente dai boxers cinesi il 21 luglio 1900 e beatificato da PIO XII nel 1951. Era nativo di Altavilla (provincia di Avellino, diocesi di Benevento). Per festeggiare degnamente la ricorrenza e benedire la statua del nuovo Beato, le Autorità religiose e civili delle 2 città non trovarono di meglio che invitare il Vescovo della diocesi ove il martirio era avvenuto: Hanchung. Mons. Maggi non avrebbe potuto rifiutarsi di onorare con la presenza e la parola il suo Martire !…
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Numerosi impegni
A farlo apposta, egli non si era mai trovato così preso da impegni come in quel periodo! Esercizi spirituali a religiose e missionari, convegni di animazione tra i giovani, partecipazione a sagre popolari, giornate missionarie parrocchiali…
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Un pontificale per ricordare
Mons. Maggi accettò ugualmente l’invito. Sottrarvisi, proprio lui Vescovo della diocesi santificata dal sangue del Martire, non poteva. Forse pensò: “Sono proprio stanco, ma appena tornerò a Lecco, mi riposerò”. E andò a Napoli, di là ad Avellino, salì ad Altavilla Irpina, tenne un pontificale che lassù non si era mai visto.. e col suo panegirico sul Beato fece piangere tutti!…
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Un infarto
Bellissima festa, grande la gioia della popolazione. Ma per lui, dopo tutte le fatiche precedenti, quell’ultimo sforzo lo prostrò e… fu colpito da infarto.
Se n’accorse egli? Abituato a trascurare i piccoli malanni, senza dare importanza al suo malessere. Egli di lassù raggiunse da solo la nostra casa della Montagna Spaccata a Gaeta, dove i confratelli lo volevano trattenere perché si riposasse. Ma egli volle partire per il Nord, accompagnato da un chierico.
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A Lecco
Giunto a Lecco il 16 agosto, il medico ne fu spaventato: “Monsignore, Lei poteva morire in viaggio!” Gli ordinò immobilità assoluta e, benché il malato credesse di non aver bisogno di riposo, lo fece ricoverare nella locale Clinica S. Nicolò.
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La morte
Al mattino del 17 alle ore 8,30 aveva già letto l’Eco di Bergamo, poi, mentre, davanti al dottore e all’infermiera, si sollevava sui cuscini, fu preso dalla crisi fatale! Appena ricevuta l’assoluzione e l’Olio degli infermi, spirava. Erano le 9:45.
Da quando si era dato a Lui anima e corpo per portarne ai fratelli la luce del Vangelo e la grazia della Redenzione, tutta la sua vita d’immolazione e di carità fu guerra implacabile al nemico di Dio e dell’umanità intera. Guerra pacifica d’ogni giorno, senza tregua, fino all’ultimo istante, quando quasi all’improvviso, il Re Divino lo chiamò per dargli la corona.
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Funerali a Milano
La salma fu trasportata prima alla villa dei Missionari a Rancio e poi a Milano, dove nella Chiesa di S. Francesco Saverio, in Via Monterosa, si svolsero solenni onoranze funebri con intervento di buon numero di Vescovi; molta folla di amici venuti da Bergamo e specialmente da Sforzatica e da Brembo di Dalmine. Il suo compagno di studi e di apostolato, S.E. Mons. Pietro Massa, con intensa commozione, ne tratteggiò le virtù e le opere di missionario e di Vescovo.
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Sepoltura
Indi si mosse il corteo verso la Villa Grugana (comune di Calco) e in quel Cimitero dei nostri Missionari morti in patria la salma fu tumulata. Là non mancarono mai di recarsi annualmente a pregare i suoi parenti e i buoni fedeli di Brembo, al ricorrere dell’anniversario della sua morte. D’ora innanzi, avendo chiesto la traslazione della venerata salma nella loro parrocchia, lo sentiranno più vicino!…
Defunto, parla ancora
Ricordo di Bergamo
Dodici giorni prima di Mons. Maggi, era morto il Vescovo di Bergamo Mons. Giuseppe Piazzi. Il Vicario Capitolare, Mons. Pietro Carrara, dovette dare alla Diocesi anche questa notizia dolorosa per tutti: “In Lui Vescovo Missionario, Bergamo aveva un amico sincero sempre pronto a partecipare alle manifestazioni diocesane, con semplicità, animo aperto e generosità di servizio. Quante parrocchie l’hanno visto con gioia, e quante anime ne furono consolate!”
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I confratelli
I suoi confratelli sulle riviste Lo ricordarono: “Anima ardente di vero apostolo, tempra di lavoratore assiduo e preciso, cuore di fratello e di padre amoroso per i suoi collaboratori, prudente e saggio realizzatore in ogni atto di governo”.
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Servi inutili
Non c’è bisogno di altre testimonianze per chi ha letto queste pagine. Ma ciò che risalta nel suo modo di fare era un sentimento profondo di umiltà. Il Signore dice agli Apostoli: “Quando avrete fatto tutto quello che v’era comandato, dite: Siamo servi inutili, non abbiamo fatto che il nostro dovere”. Mons. Maggi commentava: “Dobbiamo sempre sentirci servi inutili, perché chi muove i cuori è la grazia di Dio. Ma per poterlo dire, bisogna che prima abbiamo fatto tutto quello che ci è comandato. Ed anche allora (continuava spietatamente) non c’è di che gloriarsi, non avendo fatto che il nostro dovere, ché nessun padre di famiglia si vanta di lavorare per mantenere i propri figli, né una sposa di darsi da fare per tenere in ordine la propria casa”.
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“Mi compatisca”
Sbalorditiva la sua umiltà! Ormai, come membro della direzione, io non lavoravo più in Cina, ma a Milano per tutte le Missioni. Alla prima notizia della sua elezione all’episcopato, preparavo le felicitazioni per il mio antico coadiutore di Miyanghien. Quand’ecco un suo biglietto : “Caro padre, mi compatisca! Mi hanno fatto Vescovo…” Cosa rispondere? “Cantate al Signore un cantico nuovo ! Lode a Lui fino alla estremità della terra !” (Is. 42, 10)
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Nessun ricordo delle sofferenze
Rientrato in Italia, nelle sue conferenze non si permise mai di raccontare quanto aveva sofferto per la fedeltà alla Chiesa. Al più qualche accenno molto distaccato. Aveva offerto tutto al Signore per l’avvento del suo Regno. Nel mondo, col silenzio, voleva salvarsi dal pericolo di commettere “una rapina nell’olocausto”, deprecata dallo Spirito Santo.
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Le sofferenze dei suoi missionari
Invece parlava spesso delle sofferenze dei suoi Missionari, anche per disilludere, se mai, chi, per sua sventura, si fosse lasciato ingannare dalle facili e false promesse di libertà, di giustizia, di uguaglianza, ecc. Invece di rimanere fedele alla Croce di Cristo, ha preferito farsi paladino di ideologie che combattono Dio e tolgono la dignità dell’uomo, privandolo dei suoi più elementari diritti: Senza fede in Dio infatti l’uomo non può che “essere lupo” per il suo simile.
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Parla ancora
Nella lettera agli Ebrei (11, 4) lo Spirito Santo comincia da Abele lo splendido elogio delle Fede dei patriarchi. E dice che egli defunto parla ancora. È la voce del suo sangue innocente che chiede a Dio giustizia. Dal silenzio della tomba il nostro Vescovo Missionario parla ancora a quanti in queste pagine ne hanno ammirato le virtù e le opere. A tutti i fedeli raccomanda quanto in vita ha sempre predicato.
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I richiami del Vangelo
Siate veri cristiani, cioè: fratelli di Cristo, suoi discepoli e testimoni, sempre e dappertutto. Amate l’Amico che non abbandona mai, ricordatene gli insegnamenti, imitatene gli esempi, promuovetene attorno a voi il suo Regno d’Amore. Non lasciatevi confondere né da ideologie assurde né da fallaci promesse! Mantenetevi fedeli a Colui che solo ha potuto dire: “I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno!” (Mt. 24, 35; Mr. 13, 31; Lc. 21, 33). In Lui solo è salvezza!
Gustate la gioia cristiana del figli di Dio che ci vuole felici, quaggiù nella sua amicizia, lassù nel suo Paradiso! “Chi fa la volontà del Padre mio (dice Gesù) questi entrerà nel regno dei Cieli !” E noi la facciamo, compiendo sempre e bene tutti i doveri del nostro stato. In questo è la santità ! Allora la nostra giornata è preziosa davanti a Dio. Ed anche in mezzo alle miserie quotidiane l’anima nostra irradia la vera gioia che è preludio della celeste beatitudine!.
Dio è con noi ! Fare sempre e bene tutti i nostri doveri non è cosa facile ! Sì, è difficile, anzi impossibile alle alla sole forze nostre, ma diventa facile e dolce con l’aiuto di Dio che non manca mai a chi lo chiede con assidua preghiera e devota frequenza ai sacramenti. Chi prega si salva perché il Signore lo aiuta: “Chiedete (dice Gesù) e otterrete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto!” E ancora: “Venite a Me voi tutti che siete tribolati e affaticati e Io vi ristorerò !” Chi sta unito al Signore, può dire: Se Dio è con me, di che avrò paura?
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VI DO APPUNTAMENTO PER IL PARADISO,
CHE NESSUNO MANCHI.
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