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Alcune prime difficoltà per la formazione della futura parrocchia

La decisione del Vescovo nel 1945

“Qui una nuova chiesa” Nel 1945 il vescovo Bernareggi venne a Brembo con i due parroci di Sforzatica e si fermò all'incrocio tra via Pesenti e via XXV Aprile, chiamata allora: “via del Barchetto” vicino al terreno donato per la costruzione della futura chiesa. Al gruppo di gente che subito gli si fece attorno domandò: “Voi ragazze, che cosa volete?”, ” L’oratorio” risposero. “E voi adulti, che cosa desiderate?”, “La chiesa” risposero disordinatamente. Allora il vescovo, indicando il pezzo di terreno che gli stava di fronte: “Qui - disse - un giorno sorgerà la vostra chiesa”. Don Lanza subito ribatté che la chiesa si doveva fare nella “boschina di via Sabotino”. Così si chiamava a quel tempo quel pezzo di terra, privo allora d’abitazioni e coltivato a bosco di robinie, dove ora c’è la casa di Brembilla Livio e le altre abitazioni accanto. “Macché boschina d’Egitto - disse seccato il vescovo - qui è stato dato il terreno e qui sarà fatta la chiesa, perché è il posto più adatto”. Se mi è permesso fare una parentesi, dico che questa risposta del vescovo, che per primo s’è interessato di questa gente, risposta di quasi quarantanni fa, va bene anche a quei signori che oggi vano cianciando che: “è il sottoscritto parroco che ha sbagliato a costruire qui la chiesa” e tutto per voler giustificare una loro idea che mira a voler costruire una zona sportiva comunale nel luogo meno adatto allo scopo.

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Obiezioni dei cosiddetti “Buoni”

Ma riprendiamo la storia di quel tempo. Chi aveva mire diverse da quelle del vescovo cominciò la sua opera insistente e deleteria, con uno zelo degno di miglior causa, convincendo prima i pochi ricchi, che fino allora erano stati generosi di promesse, poi la povera gente, col persuaderli che le affermazioni del vescovo non si dovevano capire così, come loro, poveri ignoranti, l’avevano capite… e poi “Chi avrebbe pagato la chiesa? E chi avrebbe mantenuto il sacerdote?” Il lavoro deleterio ed incosciente di costoro, che per amore di carità, chiameremo: “i buoni” e tali dalla gente erano considerati, diede i suoi amari frutti. Infatti indistintamente, tutti i ricchi e i proprietari si rimangiarono le promesse di aiuti fatte e per di più presero gusto a deridere chi insisteva perché credessero alle parole chiarissime dette dal vescovo. La povera gente, un po’ perché frastornata dai “ragionamenti” dei cosiddetti “buoni” e un po’ per evitare il pericolo di “cadere in disgrazia dei padroni” finì per non parlare più, ma a covare nel cuore un sordo rancore per il vescovo, persuasi d’essere stati ingannati dalle sue affermazioni, in realtà tanto chiare.

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La signora Pesenti e figlio

Vi fu però una persona che, nonostante le parentele, le amicizie e le pressioni subite, rimase fedele e fece sempre tutto quanto le fu possibile per risolvere il problema religioso di Brembo: fu la signora Broletti Elena vedova Pesenti e suo figlio Giulio, ai quali va perenne gratitudine e riconoscenza. Il vescovo saputo tale voltafaccia, ne fu gravemente amareggiato e pensò che l’unico mezzo per risolvere la questione fosse di mandare un sacerdote qui sul posto.

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