Il veliero della Speranza - Cammino di Quaresima 2021
Salpiamo con Gesù
Iniziamo il cammino quaresimale che come comunità, insieme ai bambini e ai ragazzi del catechismo, vogliamo intraprendere per non arrivare impreparati alla Santa Pasqua.
Il cammino di quest'anno invita noi cristiani ad imbarcarci sul VELIERO DELLA SPERANZA e a prendere il largo, ad USCIRE per portare a tutti il messaggio di speranza che è Gesù Risorto.
Compagno della nostra traversata sarà Gesù stesso che ci indicherà come affrontare questo viaggio perché possiamo essere noi stessi uomini e donne di speranza che intravedono la mèta nello sguardo pieno d'amore del Capitano.
Ogni domenica un simbolo ci indicherà l'atteggiamento da adottare e un suggerimento per essere messaggeri di speranza.
Prima della nuova chiesa
Donazione del terreno per la chiesa nel 1936
Dobbiamo partire da lontano con la nostra storia, cioè dal 1936, quando Brembo era chiamata “Campagne di Sforzatica”. In quell’anno il cav. Giuseppe Bombardieri regalò un pezzo di terreno di circa 8.000 mq al vescovo di Bergamo, ch'era allora il compianto mons. Adriano Bernareggi, perché, col tempo, si avesse ad edificare una chiesa per la povera gente del posto, che purtroppo, come si usa dire, “era abbandonata da Dio e dagli uomini”.
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Dove si trovava
In realtà il pezzo di terreno non era l’attuale dov’è la chiesa oggi, ma stava più a sud, oltre la “casa S. Giuseppe” in via Pesenti n° 48, dove allora era “l’ostaréa de la Sciura Maria”. La Pro-Dalmine, che lì aveva l’azienda agricola, volle quel terreno ed il cav. Bombardieri glielo vendette, solo dopo che ne poté comperare dall’ing. Pesenti un altro pezzo di uguali dimensioni (che è l’attuale) allora però di circa un terzo solo d’estensione.
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Il terreno amministrato dalla Parrocchia di S. Maria d’Oleno
Il vescovo diede il detto terreno, perché lo amministrasse in favore delle “future Opere Religiose di Brembo” al parroco di Sforzatica S. Andrea, ma, forse perché il parroco don Giovanni Vavassori era appena venuto, o perché detto terreno era compreso nella giurisdizione della parrocchia di Sforzatica S. Maria d’Oleno, il terreno fu amministrato per una quindicina d’anni da quel parroco, don Gregorio Lanza, il quale l’affittò al signor Pesenti, che lo diede in mezzadria al contadino Alessandro Bassis (ol Zorzì).
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Omaggio al Vescovo
Con questo gesto, il donatore del terreno intendeva fare un atto d’omaggio al vescovo, in quanto lì sarebbe stata costruita una chiesa dedicata al martire S. Adriano, del quale il vescovo portava il nome e, nello stesso tempo, faceva un gesto di generosità e bontà verso questa povera gente priva d’ogni assistenza religiosa.
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L’asilo infantile
E’ infatti solo di quel tempo che a Brembo iniziò una qualche forma d’assistenza religiosa, oltre quel poco che potevano fare le due suore che venivano ogni giorno da Sforzatica S. Andrea per l’asilo infantile, costruito da poco dal Comune di Dalmine, per imposizione del signor Prearo, fiduciario del partito fascista, che, a giudizio degli anziani, era un uomo attento soprattutto alle necessità dei bambini, degli anziani e dei più poveri. Allora l’asilo era posto all’incrocio tra Via XXV Aprile e Via Pesenti, dove attualmente è la casa del signor Ernesto Mottini. Il signor Sertorio aveva dato al comune quel pezzo di terreno, riservandosene tuttavia la proprietà, qualora l’edificio non servisse più quale asilo infantile. Ciò avvenne quando nel 1952 si costruì l’asilo attuale.
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L’asilo luogo anche di istruzione religiosa
Solo allora, dicevo sopra, cominciò qualche attività religiosa qui a Brembo, perché prima chi voleva andare a a Messa doveva andare a una delle due parrocchia di Sforzatica; dopo la messa cantata si fermava in qualche stallo in attesa della Dottrina e tornava a casa per il pranzo sicuramente non prima delle ore 16:00. In principio la signorina Giuseppina Giambellini radunò alcuni ragazzi e bambine in qualche prato per insegnare i primi elementi del catechismo, poi chiese il permesso al comune ed alle suore per poterli radunare di domenica all’asilo. Ciò le fu concesso, ma solo nel cortile esterno; questo non era poi l’ideale, soprattutto d’inverno e quando pioveva. Don Giovanni Vavassori, essendo l’asilo nella giurisdizione della sua parrocchia, tenne per un po’ di tempo (mensilmente) il catechismo alle mamme e spose del luogo.
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L’oratorio dei signori Pesenti
Poi, durante il periodo bellico, per interessamento di un tenente dell’esercito tedesco, nativo austriaco e buon cattolico, si cominciò a celebrare la messa ogni domenica alle ore 9:00 nell’oratorio semipubblico dei signori Pesenti. Questa chiesetta era stata costruita nel 1849 su proprietà Pesenti, col lavoro dei contadini loro dipendenti, allo scopo di adunare in un solo luogo le ossa dei morti della peste del 1600, e per la comodità della gente. La messa era celebrata nei giorni festivi, solo durante il periodo dei bachi da seta e della vendemmia, perché allora erano qui in campagna i padroni.
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Un sacerdote da Bergamo
A celebrarla veniva o mons. Castelletti, parroco di S. Alessandro in Colonna in Bergamo, nella quale parrocchia abitavano i Pesenti, o il canonico don Giacomo Maggi, vicedirettore del Seminario diocesano, zio paterno del chierichetto Giuseppe Maggi che allora gli serviva la messa e che poi, missionario in Cina, divenne vescovo. Da Bergamo scendevano, con il tram Monza, fino “all’osterèa n° 6 dè Giosanga” dov’era ad attenderli con la carrozza il contadino Giovanni Previtali.
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Occasioni particolari
La terza domenica d’ottobre annualmente si organizzava la ” festa di durc ” (festa dei tordi) e allora si celebravano anche 5 o 6 messe ed i contadini che partecipavano alla messa cantata, vestiti a festa, ricevevano in dono “un pane”. Fu durante una di queste celebrazioni che uno dei due fratelli Zappetini, scenografi titolari della Scala di Milano, sfidò le serve dei Pesenti che “lui sarebbe stato più svelto a dipingere un quadro rappresentante la Madonna, che loro a finire di pelare i tordi”. Giulio Pesenti mi confermava che la sfida fu vinta dal pittore ed il quadro è quello che si trova nella santella nei pressi dell’infermeria dello stabilimento della Dalmine.
Ma torniamo alla nostra storia. Alla messa domenicale partecipavano i soldati addetti alla contraerea, le cui batterie erano dislocate sul primo tratto del bosco di proprietà Donadoni, lungo l’attuale via Sertorio, dove ora si trova la casa di Guido Pelati. Inoltre, quando erano in campagna, v’erano i signori Pesenti e un po’ di contadini, assiepati in fondo alla chiesa e sotto il portichetto.
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Pregiudizi
Allora la gente di Brembo, formata da famiglie numerosissime (per esempio quella del Felep, soprannominato “ol dutur di òs” aveva 21 figli) erano circa 400 persone, con disprezzo e con un po’ di cattiveria, chiamati: “selvatici, atei e arabi”.